Roma.Raccontare la Giustizia per ri-costruire la Coesione Sociale.

I RELATORI DEL CONVEGNO

Un importante convegno si è tenuto a Roma presso la Stampa Estera in Italia, tema dell’incontro “Comunicazione e Giustizia” Martedì 15 Ottobre. Dopo i saluti iniziali di Patricia Thomas, presidente  della Stampa Estera ad aprire la tavola rotonda, moderata da Vania de Luca, Presidente di UCSI (Unione Cattolica della Stampa Italiana) che insieme all’Osservatorio sui Conflitti e sulla Conciliazione del Lazio ha organizzato l’evento, è stato il Presidente di quest’ultimo, il magistrato Fabrizio Gentili.

L’Osservatorio è un organismo che si occupa di conciliazione già dal 2010, ponendo le ADR (Alternative Dispute Resolution) come buona pratica nella gestione delle controversie, sia tra cittadini che tra cittadino e Pubblica Amministrazione, e che risulta essere abbastanza unico nel suo genere, in quanto assomma in sé sia enti territoriali, come la città metropolitana di Roma, la Camera di Conciliazione di Roma e la Camera regionale di Conciliazione del Lazio, sia enti di tutela giurisdizionale come il Tribunale e la Corte d’Appello di Roma, sia vari Ordini professionali di Roma e del Lazio, come quello dei Notai, degli Avvocati, dei Dottori Commercialisti, dei Medici Chirurghi e dei Giornalisti. “Quando si conclude un procedimento, il giudice con la sentenza certamente chiude la lite, ma solo da un punto di vista tecnico, in quanto non risolve, anche perché in genere neppure le conosce, quelle tensioni di natura personale ed umana che, non di rado, sono alla base della controversia” ha spiegato il Presidente Gentili. “Lo strumento conciliativo, invece, che può indagare anche questi aspetti, cerca l’accordo tra le parti, quindi dovrebbe avere un enorme successo ma purtroppo ne riscontriamo un ricorso ridotto; questo perché, la maggior parte delle volte, viene sopraffatto dalla volontà di vittoria di una o entrambe le parti in causa. Ecco perché, risulta di fondamentale importanza far sapere il più possibile alla collettività che esiste questa forma di superamento del conflitto e che utilizzarla conviene a tutti”. Ponendosi come obiettivo principale quello della tutela dell’interesse pubblico, con particolare riferimento al territorio della Regione Lazio, l’Osservatorio sulla Conciliazione, infatti, svolge da anni attività di studio, monitoraggio, ricerca, formazione ed informazione (come le Officine della Conciliazione o il Rapporto annuale sui conflitti e sulla Conciliazione), per diffondere quanto più possibile ed in maniera capillare, la cultura della gestione pacifica del conflitto, ricorrendo a strumenti di conciliazione alternativi, ma non preclusivi, alla procedura contenziosa davanti al giudice, per la risoluzione delle controversie che quotidianamente si generano tra le persone, o tra gli utenti e coloro che erogano pubblici servizi. “Quello che porto oggi – ha commentato il Presidente della Camera regionale di Conciliazione del Lazio, Avv. Francesco Caroleo – più che altro vuole essere un augurio, perché questo incontro tra operatori della giustizia e della comunicazione rappresenti un ulteriore tassello nella volontà costruttiva di far risorgere il nostro Paese ma soprattutto la nostra città, Roma, rimboccandosi tutti le maniche per un senso di responsabilità collettiva e per creare conciliazione”.

A seguire, l’intervento di Padre Francesco Occhetta, autore e scrittore de ‘La civiltà cattolica’: “Per i giornalisti – ha affermato Padre Occhetta – narrare la giustizia può essere aggiungere un mattone alla costruzione della casa comune della pace o come una goccia d’acqua in grado di spaccare la roccia. Gli avvocati, invece, devono rassicurare il cliente che pretende giustizia. Ma quando l’ingiustizia ci tocca da vicino, allora dobbiamo riflettere su tre aspetti: il primo riguarda la giustizia riconciliativa, dobbiamo promuoverla o almeno tentare di farla conoscere, perché non sempre è possibile ridurre il conflitto sociale e antropologico; il secondo riguarda la recidiva, che nel caso italiano si aggira attorno al 65%, ecco perché l’art. 27, 3° comma della Cost., quello sulla pena come rieducazione del condannato e riabilitazione sociale, potrebbe funzionare molto meglio. Questo è possibile, seguendo un modello di ‘giustizia riparativa’, per umanizzare l’autore del reato e dare sollievo alla vittima. Ce lo chiede il Consiglio d’Europa e tutta una serie di Direttive europee dal 2012 in poi e, sembra, che dal 2015 questo modello stia entrando anche nella cultura giuridica italiana. Il terzo aspetto riguarda la definizione di giustizia, che è possibile solo quando conosciamo la dimensione dell’ingiustizia. Questo modello, infatti, potrebbe aiutare a sanare una situazione sociale molto in crisi”. Sono quasi 61mila i detenuti in Italia, di cui 20mila stranieri, 9700 in attesa di giudizio, 9000 in carcerazione preventiva, 38mila gli agenti di custodia che vivono in una sorta di meta-ambiente; ogni detenuto costa allo Stato circa tra i 200 ed i 300 euro al giorno, il 45% della popolazione carcerario è straniero, solo l’1% è laureato e il tasso di suicidio in carcere è 18 volte superiore a quello registrato fuori dalle mura carcerarie. Questo è il drammatico quadro riportato dallo scrittore. “Di fronte a tutto questo – ha sottolineato Padre Occhetta – dobbiamo porci un interrogativo fondamentale: chi è l’altro per me? E la risposta dovrebbe essere: Mai senza l’altro, perché senza non c’è giustizia”. Ricordando il monito del Cardinal Martini, questo rappresenta “una doverosità verso gli altri ed una esigibilità verso sé stessi”. “La giustizia, però ha anche dei tempi per sanare la frattura creata, – ha aggiunto Padre Occhetta – la stessa legge ebraica del taglione non include la vendetta, ma la proporzionalità tra il male sofferto e la pena inferta. Per istinto, l’uomo è fratricida ma il senso morale lo trasforma, la domanda di giustizia, legittima per la vittima, deve far comprendere all’autore il male che ha provocato, perché se non si bonifica la terra macchiata del sangue di fratelli che litigano, il frutto sano non crescerà più, né per noi né per le generazioni future”. Secondo lo scrittore, infatti, nella colpa esiste già la pena, ma occorre spostare l’asse dalla giustizia dal modello ‘retributivo’ (qual è la norma che è stata violata e quale è la pena da infliggere) ad un modello di giustizia ‘riparativa’ (chi ha commesso del male ha bisogno di essere guarito, ma bisogna anche legittimare il dolore di chi lo ha subito, favorendo l’incontro tra vittima e autore del reato). “Negli Stati Uniti, quando si è deciso di bandire questo modello, il numero di reati è aumentato, perché la tensione sociale cresce, per cui o questo modello penetra nella mente di chi opera, soprattutto a livello istituzionale, oppure non funziona – ha concluso Padre Occhetta – bisogna farlo diventare un modello esperenziale, far sì che entri nella cultura, nella scuola e negli articoli di giornale”.

LA PRESIDENTE DELL’UCSI VANIA DE LUCA

A parlare di uno degli strumenti della conciliazione, la mediazione, l’Avv. Maria Agnino, Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma e Vicepresidente dell’Osservatorio. “La mediazione è un’opportunità, mi rivolgo ai giornalisti soprattutto: scrivete che esistono soluzioni alternative senza per forza criticare il sistema giudiziario, perché ci sono magistrati e avvocati che ci credono. Pur essendo uno strumento con tanto potenziale non decolla, ma se si inizia a pensare alla professione come servizio sociale, sia per i colleghi nei rapporti con i clienti sia per la collettività, la giustizia alternativa può funzionare veramente”. L’Ordine degli Avvocati ha siglato un protocollo, ad esempio, con l’Ordine dei Medici di Roma per valutare la controversia prima di avviare una causa con l’aiuto di consulenti tecnici competenti, sia sulla materia in cui viene richiesta la consulenza sia sulla mediazione.

“Chi fa il giudice non esercita un potere, ma è al servizio della collettività per garantire una civile convivenza – ha ribadito, di seguito, il magistrato Francesco Oddi, Presidente della 2^ Sezione del Tribunale di Roma – Il processo nelle aule è diverso dal modello di giustizia presente nella società civile, ma questa diversità deve aiutare i due mondi, quello del tecnicismo giuridico e quello umano, a dialogare. Dal punto di vista giuridico, ad esempio, il legislatore è intervenuto per rispondere a queste esigenze, introducendo dei filtri alla definizione delle controversie: dalla mediazione civile obbligatoria all’accertamento tecnico preventivo, si cerca di capire la fondatezza o meno della pretesa, ma servono competenze certe e una formazione mirata. Esiste, poi, anche la ‘conciliazione giudiziale’ quella tentata dal giudice, introdotta nel 2009 con una riforma del nostro codice ma fino ad ora non molto utilizzata, eppure oggi io stesso credo molto di più in questo strumento a disposizione del giudice, che non deve certo anticipare il suo giudizio finale nella proposta avanzata alle parti, ma soltanto aprire un varco, creando una possibilità di definizione pacifica della controversia, anche con posizioni iniziali molto distanti tra le parti, a fronte di una consulenza tecnica ben fatta. I presupposti fondamentali quindi sono 4: che il giudice abbia studiato bene la posizione, che gli atti delle parti siano chiari e ben scritti, che prevalga una certa lealtà processuale nel rapporto tra le parti ma, soprattutto, che il magistrato lavori nell’ottica di fornire un servizio alla società e non in quella di esercitare un potere”. Ultimo intervento quello della Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, Paola Spadari: “Bisogna mantenere un approccio intellettuale trasversale di responsabilità e compito del giornalista è proprio quello di accentuare questa funzione sociale. Come ha già sottolineato il Santo Padre, Papa Francesco, l’informazione è un bene comune a cui tutti noi dobbiamo contribuire quotidianamente, ciascuno per la propria parte”. Chiudendo l’incontro, la moderatrice Vania de Luca ha sottolineato che l’Osservatorio sulla Conciliazione può essere il luogo giusto per promuovere la cultura della mediazione “specialmente in un’epoca di disintermediazione” e, sollecitata dall’intervento dell’Avv. Massimiliano Sieni, Vicepresidente dell’organismo e Capo dell’Avvocatura di Roma Città metropolitana, sulla necessità di istituire figure specifiche di mediazione all’interno delle Pubbliche Amministrazioni, la giornalista di RaiNews24 ha avanzato la proposta di continuare il percorso “Comunicazione e Giustizia” mediante l’avvio di corsi deontologici sia per giornalisti che per avvocati.

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