Il Papa prega perché si possa essere uniti,superando le divisioni, soprattutto in questo momento di difficoltà.

Papa Francesco ha celebrato la Messa in diretta streaming da Casa Santa Marta nel martedì dell’Ottava di Pasqua. Nell’introduzione, il Santo Padre ha pregato così: Preghiamo perché il Signore ci dia la grazia dell’unità fra noi. Che le difficoltà di questo tempo ci facciano scoprire la comunione fra noi, l’unità che sempre è superiore ad ogni divisione. Nell’omelia, Papa Francesco ha commentato, un brano tratto dagli Atti degli Apostoli (At 2, 36-41)e il Vangelo di oggi (Gv 20, 11-18). Di seguito la trascrizione  del testo dell’Omelia:

La predicazione di Pietro, il giorno di Pentecoste, trafigge il cuore della gente: “Quello che voi avete crocifisso è risorto” (cf. At. 2,36). “All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: ‘Che cosa dobbiamo fare?’” (At. 2,37). E Pietro è chiaro: “Convertitevi. Convertitevi. Cambiare vita. Voi che avete ricevuto la promessa di Dio e voi che vi siete allontanati dalla Legge di Dio, da tante cose vostre, tra idoli, tante cose … convertitevi. Tornate alla fedeltà” (cf. At. 2, 38). Convertirsi è questo: tornare a essere fedeli. La fedeltà, quell’atteggiamento umano che non è tanto comune nella vita della gente, nella nostra vita. Sempre ci sono delle illusioni che attirano l’attenzione e tante volte noi vogliamo andare dietro queste illusioni. La fedeltà: nei tempi buoni e nei tempi brutti. C’è un passo del Secondo Libro delle Cronache che mi colpisce tanto. È nel capitolo XII, all’inizio. “Quando il regno fu consolidato – dice – il re Roboamo si sentì sicuro e si allontanò dalla legge del Signore e tutto Israele lo seguì” (cf. 2 Cron. 12,1). Così dice la Bibbia. È un fatto storico, ma è un fatto universale. Tante volte, quando noi ci sentiamo sicuri, incominciamo a fare i nostri progetti e ci allontaniamo lentamente dal Signore; non rimaniamo nella fedeltà. E la sicurezza mia non è quella che mi dà il Signore. È un idolo. È questo ciò che è accaduto a Roboamo e al popolo di Israele. Si sentì sicuro – regno consolidato – si allontanò dalla legge e incominciò a rendere culto agli idoli. Sì, possiamo dire: “Padre, io non mi inginocchio davanti gli idoli”. No, forse non ti inginocchi, ma che tu li cerchi e tante volte nel tuo cuore adori gli idoli, è vero. Tante volte. La propria sicurezza apre la porta agli idoli. Ma è cattiva la propria sicurezza? No, è una grazia. Essere sicuro, ma essere sicuro anche che il Signore è con me. Ma quando c’è la sicurezza e io al centro, mi allontano dal Signore, come il re Roboamo, divento infedele. È tanto difficile conservare la fedeltà. Tutta la storia di Israele, e poi tutta la storia della Chiesa, è piena di infedeltà. Piena. Piena di egoismi, di proprie sicurezze che fanno che il popolo di Dio si allontani dal Signore, perda quella fedeltà, la grazia della fedeltà. E anche fra noi, fra le persone, la fedeltà non è una virtù a buon mercato, certamente. Uno non è fedele all’altro, all’altro … “Convertitevi, tornate alla fedeltà al Signore” (cf. At. 2,38). E nel Vangelo, l’icona della fedeltà: quella donna fedele che non aveva dimenticato mai tutto quello che il Signore aveva fatto per lei. Era lì, fedele, davanti all’impossibile, davanti alla tragedia, una fedeltà che la fa anche pensare che è capace di portare il corpo …  (cf. Gv. 20,15) Una donna debole, ma fedele. L’icona della fedeltà di questa Maria di Magdala, apostola degli apostoli.Chiediamo oggi al Signore la grazia della fedeltà: di ringraziare quando Lui ci dà sicurezze, ma mai pensare che sono le “mie” sicurezze e sempre, guardare oltre le proprie sicurezze; la grazia di essere fedeli anche davanti ai sepolcri, davanti al crollo di tante illusioni. La fedeltà, che rimane sempre, ma non è facile mantenerla. Che sia Lui, il Signore a custodirla.

Il Papa ha terminato la celebrazione con l’Adorazione e la Benedizione eucaristica, invitando a fare la Comunione spirituale. Di seguito la preghiera recitata dal Papa: Ai tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e ti offro il pentimento del mio cuore contrito che si abissa nel suo nulla alla tua santa presenza. Ti adoro nel sacramento del Tuo amore, l’ineffabile Eucaristia. Desidero riceverti nella povera dimora che Ti offre il mio cuore; in attesa della felicità della comunione sacramentale voglio possederti in spirito. Vieni a me, o mio Gesù, che io vengo da Te. Possa il Tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, ti amo. Così sia.

Prima di lasciare la Cappella dedicata allo Spirito Santo, è stata intonata l’antifona mariana “Regina caeli”, cantata nel tempo pasquale.

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