Il Papa: La vita di Kateri Tekakwitha ci mostra che ogni sfida può essere vinta se apriamo il cuore a Gesù

Cari fratelli e sorelle, la vita di Kateri è un’ulteriore testimonianza del fatto che lo zelo apostolico implica sia un’unione con Gesù, alimentata dalla preghiera e dai Sacramenti, sia il desiderio di diffondere la bellezza del messaggio cristiano attraverso la fedeltà alla propria vocazione particolare. Le ultime parole di Kateri sono bellissime. Prima di morire ha detto: “Gesù, ti amo”. Anche noi, dunque, traendo forza dal Signore, come ha fatto Santa Kateri Tekakwitha, impariamo a compiere le azioni ordinarie in modo straordinario e così a crescere ogni giorno nella fede, nella carità e nella zelante testimonianza di Cristo.

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 9.00 nell’Aula Paolo VI. Nel discorso in lingua italiana, il Papa, riprendendo il ciclo di catechesi La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente, ha incentrato la Sua meditazione sul tema “Pregare e servire con gioia: Kateri Tekakwitha, prima santa nativa nordamericana” (Lettura: 1 Ts 5,15-18).

Dopo aver riassunto la Sua catechesi nelle diverse lingue, il Santo Padre ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai fedeli presenti. Quindi ha rivolto un appello per la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del creato che si celebra dopodomani, 1° settembre 2023, inaugurando il “Tempo del creato” che durerà fino al 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi. L’Udienza Generale si è conclusa con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

Catechesi del Santo Padre :

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Adesso, proseguendo la nostra catechesi sul tema dello zelo apostolico e della passione per l’annuncio del Vangelo, guardiamo oggi a Santa Kateri Tekakwitha, la prima donna nativa del Nord America ad essere canonizzata. Nata intorno all’anno 1656 in un villaggio nella parte alta dello Stato di New York, era figlia di un capo Mohawk non battezzato e di madre cristiana Algonchina, la quale insegnò a Kateri a pregare e a cantare inni a Dio. Anche molti di noi siamo stati presentati al Signore per la prima volta in ambito familiare, soprattutto dalle nostre mamme e nonne. Così inizia l’evangelizzazione e anzi, non dimentichiamo questo, che la fede sempre è trasmessa in dialetto dalle mamme, dalle nonne. La fede va trasmessa in dialetto e noi l’abbiamo ricevuta in questo dialetto dalle mamme e dalle nonne. L’evangelizzazione spesso inizia così: con gesti semplici, piccoli, come i genitori che aiutano i figli a imparare a parlare con Dio nella preghiera e che raccontano loro il suo amore grande e misericordioso. E le basi della fede per Kateri, e spesso anche per noi, sono state poste in questo modo. Lei l’aveva ricevuta dalla mamma in dialetto, il dialetto della fede.

Quando Kateri aveva quattro anni, una grave epidemia di vaiolo colpì il suo popolo. Sia i suoi genitori che il fratello minore morirono e la stessa Kateri rimase con cicatrici sul viso e problemi di vista. Da quel momento in poi Kateri dovette affrontare molte difficoltà: certamente quelle fisiche per gli effetti del vaiolo, ma anche le incomprensioni, le persecuzioni e perfino le minacce di morte che subì in seguito al suo Battesimo, la domenica di Pasqua del 1676. Tutto ciò diede a Kateri un grande amore per la croce, segno definitivo dell’amore di Cristo, che si è donato fino alla fine per noi. La testimonianza del Vangelo, infatti, non riguarda solo ciò che è piacevole; dobbiamo anche saper portare con pazienza, con fiducia e speranza le nostre croci quotidiane. La pazienza, davanti alle difficoltà, alle croci: la pazienza è una grande virtù cristiana. Chi non ha pazienza non è un buon cristiano. La pazienza di tollerare: tollerare le difficoltà e anche tollerare gli altri, che alle volte sono noiosi o ti mettono difficoltà … La vita di Kateri Tekakwitha ci mostra che ogni sfida può essere vinta se apriamo il cuore a Gesù, che ci concede la grazia di cui abbiamo bisogno: pazienza e cuore aperto a Gesù, questa è una ricetta per vivere bene.

Dopo essere stata battezzata, Kateri dovette rifugiarsi tra i Mohawk nella missione dei Gesuiti vicino alla città di Montreal. Lì partecipava alla Messa ogni mattina, dedicava tempo all’adorazione davanti al Santissimo Sacramento, pregava il Rosario e viveva una vita di penitenza. Queste sue pratiche spirituali impressionavano tutti alla Missione; riconobbero in Kateri una santità che attraeva perché nasceva dal suo profondo amore per Dio. È proprio della santità, attrarre. Dio ci chiama per attrazione, ci chiama con questa voglia di essere vicino a noi e lei ha sentito questa grazia dell’attrazione divina. Allo stesso tempo, insegnava ai bambini della Missione a pregare e, attraverso il costante adempimento delle sue responsabilità, compresa la cura dei malati e degli anziani, offrì un esempio di servizio umile e amorevole a Dio e al prossimo. Sempre la fede si esprime nel servizio. La fede non è per truccare sé stessi, l’anima: no; è per servire. Sebbene fosse incoraggiata a sposarsi, Kateri voleva invece dedicare completamente la sua vita a Cristo. Impossibilitata ad entrare nella vita consacrata, emise voto di verginità perpetua il 25 marzo 1679. Questa sua scelta rivela un altro aspetto dello zelo apostolico che lei aveva: la dedizione totale al Signore. Certo, non tutti sono chiamati a fare lo stesso voto di Kateri; tuttavia, ogni cristiano è chiamato ogni giorno a impegnarsi con cuore indiviso nella vocazione e nella missione affidatagli da Dio, servendo Lui e il prossimo in spirito di carità.

Cari fratelli e sorelle, la vita di Kateri è un’ulteriore testimonianza del fatto che lo zelo apostolico implica sia un’unione con Gesù, alimentata dalla preghiera e dai Sacramenti, sia il desiderio di diffondere la bellezza del messaggio cristiano attraverso la fedeltà alla propria vocazione particolare. Le ultime parole di Kateri sono bellissime. Prima di morire ha detto: “Gesù, ti amo”.

Anche noi, dunque, traendo forza dal Signore, come ha fatto Santa Kateri Tekakwitha, impariamo a compiere le azioni ordinarie in modo straordinario e così a crescere ogni giorno nella fede, nella carità e nella zelante testimonianza di Cristo.

Non dimentichiamoci: ognuno di noi è chiamato alla santità, alla santità di tutti i giorni, alla santità della vita cristiana comune. Ognuno di noi ha questa chiamata: andiamo avanti su questa strada. Il Signore non ci mancherà.

Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana. In particolare, i cresimati della diocesi di Chiavari. Cari ragazzi, da poco avete ricevuto l’effusione dello Spirito Santo, impegnatevi a trovare quotidianamente la forza e il coraggio in Dio. Accolgo con piacere la parrocchia di San Giovanni apostolo in Barletta, che celebra il 25° anniversario di istituzione: questa ricorrenza rafforzi in ciascuno lo spirito di fede e di comunione ecclesiale. Saluto inoltre il complesso bandistico di Castelvenere e li ringrazio per il loro impegno culturale e sociale.

Rivolgo un pensiero ai giovani, ai malati, agli anziani e agli sposi novelli. Solo Cristo ha parole di vita eterna: vi auguro pertanto di seguirlo sempre con cuore aperto ed entusiasta e di testimoniarlo ogni giorno della vostra vita.

E per favore, rinnoviamo la nostra vicinanza e la nostra preghiera per la cara e martoriata Ucraina, così provata da grande sofferenza.

A tutti voi la mia benedizione.

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