Il Papa: la santità non è una conquista umana, è un dono che riceviamo da Dio, che viene ad abitare la nostra vita.

Alle ore 12 di oggi, Solennità di Tutti i Santi, il Santo Padre Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. Un passaggio delle parole del Papa:” Due aspetti che sono proprio di questo stile di vita di santità: la gioia e la profezia.La gioia. Gesù comincia con la parola «Beati» (Mt 5,3). È l’annuncio principale, quello di una felicità inaudita. La beatitudine, la santità non è un programma di vita fatto solo di sforzi e rinunce, ma è anzitutto la gioiosa scoperta di essere figli amati da Dio. E questo ti riempie di gioia. Non è una conquista umana, è un dono che riceviamo: siamo santi perché Dio, che è il Santo, viene ad abitare la nostra vita. È Lui che dà la santità a noi. Per questo siamo beati! La gioia del cristiano, allora, non è l’emozione di un istante o un semplice ottimismo umano, ma la certezza di poter affrontare ogni situazione sotto lo sguardo amoroso di Dio, con il coraggio e la forza che provengono da Lui.Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Oggi celebriamo Tutti i Santi e nella Liturgia risuona il messaggio “programmatico” di Gesù cioè le Beatitudini (cfr Mt 5,1-12a). Esse ci mostrano la strada che conduce al Regno di Dio e alla felicità: la strada dell’umiltà, della compassione, della mitezza, della giustizia e della pace. Essere santi è camminare su questa strada. Soffermiamoci ora su due aspetti di questo stile di vita. Due aspetti che sono proprio di questo stile di vita di santità: la gioia e la profezia.La gioia. Gesù comincia con la parola «Beati» (Mt 5,3). È l’annuncio principale, quello di una felicità inaudita. La beatitudine, la santità non è un programma di vita fatto solo di sforzi e rinunce, ma è anzitutto la gioiosa scoperta di essere figli amati da Dio. E questo ti riempie di gioia. Non è una conquista umana, è un dono che riceviamo: siamo santi perché Dio, che è il Santo, viene ad abitare la nostra vita. È Lui che dà la santità a noi. Per questo siamo beati! La gioia del cristiano, allora, non è l’emozione di un istante o un semplice ottimismo umano, ma la certezza di poter affrontare ogni situazione sotto lo sguardo amoroso di Dio, con il coraggio e la forza che provengono da Lui. I Santi, anche tra molte tribolazioni, hanno vissuto questa gioia e l’hanno testimoniata. Senza gioia, la fede diventa un esercizio rigoroso e opprimente, e rischia di ammalarsi di tristezza. Prendiamo questa parola: ammalarsi di tristezza. Un Padre del deserto diceva che la tristezza è «un verme del cuore», che corrode la vita (cfr Evagrio Pontico, Gli otto spiriti della malvagità, XI). Interroghiamoci su questo: siamo cristiani gioiosi? Io, sono un cristiano gioioso o non lo sono? Diffondiamo gioia o siamo persone spente, tristi, con la faccia da funerale? Ricordiamoci che non c’è santità senza gioia!Il secondo aspetto: la profezia. Le Beatitudini sono rivolte ai poveri, agli afflitti, agli affamati di giustizia. È un messaggio contro-corrente. Il mondo infatti dice che per avere la felicità devi essere ricco, potente, sempre giovane e forte, godere di fama e di successo. Gesù rovescia questi criteri e fa un annuncio profetico – e questa è la dimensione profetica della santità –: la vera pienezza di vita si raggiunge seguendo Gesù, praticando la sua Parola. E questo significa un’altra povertà, cioè essere poveri dentro, svuotarsi di sé stessi per fare spazio a Dio. Chi si crede ricco, vincente e sicuro, fonda tutto su di sé e si chiude a Dio e ai fratelli, mentre chi sa di essere povero e di non bastare a sé stesso rimane aperto a Dio e al prossimo. E trova la gioia. Le Beatitudini, allora, sono la profezia di un’umanità nuova, di un modo nuovo di vivere: farsi piccoli e affidarsi a Dio, invece di emergere sugli altri; essere miti, invece che cercare di imporsi; praticare la misericordia, anziché pensare solo a sé stessi; impegnarsi per la giustizia e la pace, invece che alimentare, anche con la connivenza, ingiustizie e disuguaglianze. La santità è accogliere e mettere in pratica, con l’aiuto di Dio, questa profezia che rivoluziona il mondo. Allora possiamo chiederci: io testimonio la profezia di Gesù? Esprimo lo spirito profetico che ho ricevuto nel Battesimo? O mi adeguo alle comodità della vita e alla mia pigrizia, pensando che tutto vada bene se va bene a me? Porto nel mondo la novità gioiosa della profezia di Gesù o le solite lamentele per quello che non va? Domande che ci farà bene farci.La Vergine Santa ci doni qualcosa del suo animo, quell’animo beato che ha magnificato con gioia il Signore, che “rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili” (cfr Lc 1,52).

Dopo l’Angelus

Cari fratelli e sorelle,Saluto di cuore tutti voi, romani e pellegrini. Un saluto speciale rivolgo ai partecipanti allaCorsa dei Santi, organizzata dalla Fondazione “Don Bosco nel mondo”. È importante promuovere il valore educativo dello sport. Grazie anche per la vostra iniziativa in favore dei bambini della Colombia.Domani mattina mi recherò al Cimitero Militare Francese di Roma: sarà l’occasione per pregare in suffragio di tutti i morti, in particolare per le vittime della guerra e della violenza. Visitando questo cimitero, mi unisco spiritualmente a quanti in questi giorni vanno a pregare presso le tombe dei loro cari, in ogni parte del mondo.A tutti auguro una buona festa dei Santi, nella compagnia spirituale di tutti i Santi. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!

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