Il Papa: il nuovo santo Charles de Foucauld non aveva l’obiettivo di convertire gli altri, ma di vivere l’amore gratuito di Dio, attuando “l’apostolato della bontà”

Questa mattina, prima dell’Udienza Generale, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, i Membri dell’Associazione Famiglia Spirituale Charles de Foucauld a Roma per la Canonizzazione, avvenuta domenica scorsa, di Fratel Carlo. Pubblichiamo di seguito le parole di saluto che il Papa ha rivolto ai presenti all’incontro:

Cari fratelli e sorelle, benvenuti! Sono contento di incontrarvi e di condividere con voi la gioia per la canonizzazione di Fratel Carlo. In lui possiamo vedere un profeta del nostro tempo, che ha saputo portare alla luce l’essenzialità e l’universalità della fede. L’essenzialità, condensando il senso del credere in due semplici parole, in cui c’è tutto: “Iesus – Caritas”; e soprattutto ritornando allo spirito delle origini, allo spirito di Nazaret. Auguro anche a voi, come Fratel Carlo, di continuare a immaginare Gesù che cammina in mezzo alla gente, che porta avanti con pazienza un lavoro faticoso, che vive nella quotidianità di una famiglia e di una città. Quant’è contento il Signore di vedere che lo si imita nella via della piccolezza, dell’umiltà, della condivisione con i poveri! Charles de Foucauld, nel silenzio della vita eremitica, nell’adorazione e nel servizio ai fratelli, scrisse che, mentre «noi siamo portati a mettere al primo posto le opere, i cui effetti sono visibili e tangibili, Dio dà il primo posto all’amore e poi al sacrificio ispirato dall’amore e all’obbedienza derivante dall’amore» (Lettera a Maria de Bondy, 20 maggio 1915). Come Chiesa abbiamo bisogno di tornare all’essenziale, di non smarrirci in tante cose secondarie, con il rischio di perdere di vista la purezza semplice del Vangelo.

E poi l’universalità. Il nuovo Santo ha vissuto il suo essere cristiano come fratello di tutti, a partire dai più piccoli. Non aveva l’obiettivo di convertire gli altri, ma di vivere l’amore gratuito di Dio, attuando “l’apostolato della bontà”. Così scriveva: «Io voglio abituare tutti gli abitanti cristiani, musulmani, ebrei e idolatri a considerarmi come loro fratello, il fratello universale» (Lettera a Maria de Bondy, 7 gennaio 1902). E per farlo aprì le porte della sua casa, perché fosse “un porto” per tutti, “il tetto del buon Pastore”. Vi ringrazio perché portate avanti questa testimonianza, che fa tanto bene, specialmente in un tempo in cui si rischia di chiudersi nei particolarismi, di accrescere le distanze, di perdere di vista il fratello. Lo vediamo purtroppo nella cronaca di ogni giorno. Fratel Carlo, nelle fatiche e nella povertà del deserto, raccontava: «La mia anima è sempre nella gioia» (Lettera a don Huvelin, 1° febbraio 1898). Care sorelle e fratelli, la Madonna vi conceda di custodire e alimentare la medesima gioia, perché la gioia è la testimonianza più limpida che possiamo dare a Gesù in ogni luogo e in ogni tempo. E inoltre vorrei ringraziare San Charles de Foucauld, perché la sua spiritualità mi ha fatto tanto bene quando studiavo la teologia, un tempo di maturazione e anche di crisi. Mi è arrivata tramite padre Paoli e tramite i libri di Voillaume, che io leggevo continuamente. Mi ha aiutato tanto a superare le crisi e a trovare una strada di vita cristiana più semplice, meno pelagiana, più vicina al Signore. Ringrazio il Santo e do testimonianza di questo, perché mi ha fatto tanto bene. Buona missione! Vi benedico e vi chiedo, per favore, di continuare a pregare per me. Grazie!

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