Il Papa all’Angelus: La santità è appartenenza a Dio, è comunione con Lui.

Alle ore 12 di oggi, il Santo Padre Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro.Con le parole del Papa un invito alla riflessione:” Il Vangelo di Cristo non è una favola, non è un mito, un racconto edificante, no. Il Vangelo di Cristo è la piena rivelazione del disegno di Dio, del disegno di Dio sull’uomo e sul mondo. È un messaggio nello stesso tempo semplice e grandioso, che ci spinge a domandarci: quale progetto concreto ha posto in me il Signore, attualizzando ancora la sua nascita in mezzo a noi?È l’apostolo Paolo a suggerirci la risposta: «[Dio] ci ha scelti […] per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità” e ancora:” La santità è appartenenza a Dio, è comunione con Lui, trasparenza della sua bontà infinita. La santità è custodire il dono che Dio ci ha dato. Soltanto questo: custodire la gratuità. Questo è essere santo. Perciò, chi accoglie in sé la santità come dono di grazia, non può non tradurla in azione concreta nel quotidiano. Questo dono, questa grazia che Dio mi ha dato, io lo traduco in azioni concrete nel quotidiano, nell’incontro con gli altri”.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! In questa seconda domenica del Tempo di Natale, le Letture bibliche ci aiutano ad allargare lo sguardo, per avere una piena consapevolezza del significato della nascita di Gesù.Il Vangelo, con il Prologo di San Giovanni, ci mostra la novità sconvolgente: il Verbo eterno, il Figlio di Dio, «si fece carne» (v. 14). Non solo è venuto ad abitare tra il popolo, ma si è fatto uno del popolo, uno di noi! Dopo questo avvenimento, per orientare la nostra vita non abbiamo più soltanto una legge, una istituzione, ma una Persona, una Persona divina, Gesù, che ci orienta la vita, ci fa andare sulla strada perché Lui l’ha fatta prima. San Paolo benedice Dio per il suo disegno d’amore realizzato in Gesù Cristo (cfr Ef 1,3-6.15-18). In questo disegno ognuno di noi trova la propria vocazione fondamentale. Qual è? Così dice Paolo: siamo predestinati ad essere figli di Dio per opera di Gesù Cristo. Il Figlio di Dio si fece uomo per fare noi, uomini, figli di Dio. Per questo il Figlio eterno si è fatto carne: per introdurci nella sua relazione filiale con il Padre. Dunque, fratelli e sorelle, mentre continuiamo a contemplare il segno mirabile del Presepe, la Liturgia odierna ci dice che il Vangelo di Cristo non è una favola, non è un mito, un racconto edificante, no. Il Vangelo di Cristo è la piena rivelazione del disegno di Dio, del disegno di Dio sull’uomo e sul mondo. È un messaggio nello stesso tempo semplice e grandioso, che ci spinge a domandarci: quale progetto concreto ha posto in me il Signore, attualizzando ancora la sua nascita in mezzo a noi?È l’apostolo Paolo a suggerirci la risposta: «[Dio] ci ha scelti […] per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (v. 4). Ecco il significato del Natale. Se il Signore continua a venire in mezzo a noi, se continua a farci dono della sua Parola, è perché ciascuno di noi possa rispondere a questa chiamata: diventare santi nell’amore. La santità è appartenenza a Dio, è comunione con Lui, trasparenza della sua bontà infinita.

La santità è custodire il dono che Dio ci ha dato. Soltanto questo: custodire la gratuità. Questo è essere santo. Perciò, chi accoglie in sé la santità come dono di grazia, non può non tradurla in azione concreta nel quotidiano. Questo dono, questa grazia che Dio mi ha dato, io lo traduco in azioni concrete nel quotidiano, nell’incontro con gli altri. Questa carità, questa misericordia verso il prossimo, riflesso dell’amore di Dio, al tempo stesso purifica il nostro cuore e ci dispone al perdono, rendendoci giorno dopo giorno “immacolati”. Ma immacolati non nel senso che io tolgo una macchia: immacolati nel senso che Dio entra in noi, il dono, la gratuità di Dio entra in noi e noi la custodiamo e la diamo agli altri. La Vergine Maria ci aiuti ad accogliere con gioia e gratitudine il disegno divino d’amore realizzato in Gesù Cristo.

Dopo l’Angelus. Cari fratelli e sorelle, in tante parti del mondo si sente una terribile aria di tensione. La guerra porta solo morte e distruzione. Chiamo tutte le parti a mantenere accesa la fiamma del dialogo e dell’autocontrollo e di scongiurare l’ombra dell’inimicizia. Preghiamo in silenzio perché il Signore ci dia questa grazia.Rivolgo un saluto cordiale a voi, pellegrini venuti dall’Italia e da altri Paesi. Saluto le famiglie, le associazioni, i gruppi parrocchiali, in particolare i ragazzi della Cresima di Mozzo e Almè – avete un bel cartello voi! –, diocesi di Bergamo, e il gruppo della “Fraterna Domus”.In questa prima domenica dell’anno rinnovo a tutti gli auguri di serenità e di pace nel Signore. Nei momenti lieti e in quelli difficili, affidiamoci a Lui, che è nostra speranza! Ricordo anche l’impegno che ci siamo presi a capodanno, Giornata della Pace: “La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”. Con la grazia di Dio, potremo metterlo in pratica.Vi auguro una buona domenica. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci a domani per la solennità dell’Epifania.

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