Il Papa all’Angelus: tutta la vita di Maria è stata un pellegrinaggio di speranza insieme al Figlio di Dio e suo, che, attraverso la Croce e la Risurrezione, l’ha fatta giungere in patria, nell’abbraccio di Dio

Sorelle e fratelli, questa verità della nostra fede è perfettamente intonata al tema del Giubileo che stiamo vivendo: “Pellegrini di speranza”. Il pellegrino ha bisogno della meta che orienti il suo viaggio: una meta bella, attraente, che guidi i suoi passi e lo rianimi quando è stanco, che ravvivi sempre nel suo cuore il desiderio e la speranza. Nel cammino dell’esistenza questa meta è Dio, Amore infinito ed eterno, pienezza di vita, di pace, di gioia, di ogni bene. Il cuore umano è attratto da tale bellezza e non è felice finché non la trova; e in effetti rischia di non trovarla se si perde in mezzo alla “selva oscura” del male e del peccato.
Ma ecco la grazia: Dio ci è venuto incontro, ha assunto la nostra carne, fatta di terra, e l’ha portata con Sé, simbolicamente diciamo “in cielo”, cioè in Dio. È il mistero di Gesù Cristo, incarnato, morto e risorto per la nostra salvezza; e, inseparabile da Lui, è anche il mistero di Maria, la donna da cui il Figlio di Dio ha preso carne, e della Chiesa, corpo mistico di Cristo. Si tratta di un unico mistero d’amore, e dunque di libertà. Come Gesù ha detto “sì”, così Maria ha detto “sì”, ha creduto alla parola del Signore. E tutta la sua vita è stata un pellegrinaggio di speranza insieme al Figlio di Dio e suo, un pellegrinaggio che, attraverso la Croce e la Risurrezione, l’ha fatta giungere in patria, nell’abbraccio di Dio.
Alle ore 12 di oggi, Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, Papa Leone XIV si è recato in Piazza della Libertà a Castel Gandolfo, per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti davanti al Palazzo Apostolico delle Ville Pontificie.
Pubblichiamo di seguito le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:
Cari fratelli e sorelle, buona festa!
I Padri del Concilio Vaticano II ci hanno lasciato un testo stupendo sulla Vergine Maria, che mi piace rileggere con voi oggi, mentre celebriamo la solennità della sua Assunzione alla gloria del cielo. Al termine del documento sulla Chiesa, il Concilio dice così: «La madre di Gesù, come in cielo, in cui è già glorificata nel corpo e nell’anima, costituisce l’immagine e l’inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore (cfr 2Pt 3,10)» (Lumen gentium, 68).
Maria, che Cristo risorto ha portato con sé nella gloria in corpo e anima, risplende come icona di speranza per i suoi figli pellegrini nella storia.
Come non pensare ai versi di Dante, nell’ultimo canto del Paradiso? Nella preghiera messa in bocca a San Bernardo, che inizia «Vergine madre, figlia del tuo figlio» (XXXIII, 1), il poeta loda Maria perché quaggiù, tra noi mortali, è «di speranza fontana vivace» (ibid., 12), cioè sorgente viva, zampillante di speranza.
Sorelle e fratelli, questa verità della nostra fede è perfettamente intonata al tema del Giubileo che stiamo vivendo: “Pellegrini di speranza”. Il pellegrino ha bisogno della meta che orienti il suo viaggio: una meta bella, attraente, che guidi i suoi passi e lo rianimi quando è stanco, che ravvivi sempre nel suo cuore il desiderio e la speranza. Nel cammino dell’esistenza questa meta è Dio, Amore infinito ed eterno, pienezza di vita, di pace, di gioia, di ogni bene. Il cuore umano è attratto da tale bellezza e non è felice finché non la trova; e in effetti rischia di non trovarla se si perde in mezzo alla “selva oscura” del male e del peccato.
Ma ecco la grazia: Dio ci è venuto incontro, ha assunto la nostra carne, fatta di terra, e l’ha portata con Sé, simbolicamente diciamo “in cielo”, cioè in Dio. È il mistero di Gesù Cristo, incarnato, morto e risorto per la nostra salvezza; e, inseparabile da Lui, è anche il mistero di Maria, la donna da cui il Figlio di Dio ha preso carne, e della Chiesa, corpo mistico di Cristo. Si tratta di un unico mistero d’amore, e dunque di libertà. Come Gesù ha detto “sì”, così Maria ha detto “sì”, ha creduto alla parola del Signore. E tutta la sua vita è stata un pellegrinaggio di speranza insieme al Figlio di Dio e suo, un pellegrinaggio che, attraverso la Croce e la Risurrezione, l’ha fatta giungere in patria, nell’abbraccio di Dio.
Per questo, mentre siamo in cammino, come singoli, come famiglia, in comunità, specialmente quando vengono le nubi e la strada si fa incerta e difficile, alziamo lo sguardo, guardiamo a lei, la nostra Madre, e ritroveremo la speranza che non delude (cfr Rm 5,5).
Dopo l’Angelus
Cari fratelli e sorelle,
oggi vogliamo affidare all’intercessione della Vergine Maria, assunta in cielo, la nostra preghiera per la pace. Ella, come Madre, soffre per i mali che affliggono i suoi figli, specialmente i piccoli e i deboli. Tante volte nei secoli lo ha confermato con messaggi e apparizioni.
Nel proclamare il dogma dell’Assunzione, mentre ancora era bruciante la tragica esperienza della seconda guerra mondiale, Pio XII scriveva: «Vi è da sperare che tutti coloro che mediteranno i gloriosi esempi di Maria abbiano a persuadersi sempre meglio del valore della vita umana», e auspicava che mai più si facesse «scempio di vite umane, suscitando guerre» (Cost. ap. Munificentissimus Deus).
Quanto sono attuali queste parole! Ancora oggi purtroppo ci sentiamo impotenti di fronte al dilagare nel mondo di una violenza sempre più sorda e insensibile ad ogni moto di umanità. Eppure non dobbiamo smettere di sperare: Dio è più grande del peccato degli uomini. Non dobbiamo rassegnarci al prevalere della logica del conflitto e delle armi. Con Maria crediamo che il Signore continua a soccorrere i suoi figli, ricordandosi della sua misericordia. Solo in essa è possibile ritrovare la via della pace.
E ora rivolgo il mio saluto a voi, pellegrini dall’Italia e da vari Paesi.
Saluto la comunità di evangelizzazione universitaria proveniente dall’Honduras; le famiglie del Movimento dell’Amore Familiare, che hanno concluso i loro Esercizi spirituali; il gruppo di sposi e fidanzati “Santa Rita”.
Auguri e buona festa a tutti!