Il Papa: Tutto l’insieme dei sentimenti e delle emozioni che nascono nel nostro intimo, possono trovare voce nella musica

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Le grandi civiltà ci hanno fatto dono della musica affinché possiamo dire ciò che portiamo nel profondo del nostro cuore e che non sempre le parole possono esprimere. Tutto l’insieme dei sentimenti e delle emozioni che nascono nel nostro intimo da un rapporto vivo con la realtà possono trovare voce nella musica. Il canto, in modo particolare, rappresenta un’espressione naturale e completa dell’essere umano: la mente, i sentimenti, il corpo e l’anima qui si uniscono insieme per comunicare le cose grandi della vita. Come ci ricorda Sant’Agostino: “Cantare amantis est” (cfr Sermo 336,1), ossia, “il canto è proprio di chi ama”: colui che canta esprime l’amore, ma anche il dolore, la tenerezza e il desiderio che albergano nel suo cuore e, nello stesso tempo, ama colui a cui rivolge il suo canto (cfr Enarrationes in Psalmos, 72,1).

Alle ore 10.30 di questa mattina, in Piazza San Pietro, Papa Leone XIV ha presieduto la Santa Messa nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, in occasione del Giubileo dei Cori e delle Corali e della ricorrenza diocesana della XL Giornata Mondiale della Gioventù sul tema: «Anche voi date testimonianza, perché siete con me» (Gv 15,27).

Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa ha pronunciato nel corso della Celebrazione Eucaristica:

Sorelle e fratelli carissimi, nel salmo responsoriale abbiamo cantato: “Andremo con gioia alla casa del Signore” (cfr Sal 121). La Liturgia odierna ci invita, dunque, a camminare insieme nella lode e nella gioia incontro al Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, Sovrano mite ed umile, Colui che è principio e fine di tutte le cose. Il suo potere è l’amore, il suo trono è la Croce e, per mezzo della Croce, il suo Regno si irradia sul mondo. “Dalla Croce egli regna” (cfr Inno Vexilla Regis) come Principe della pace e Re di giustizia che, nella sua Passione, rivela al mondo l’immensa misericordia del cuore di Dio. Quest’amore è anche l’ispirazione e il motivo del vostro canto.

Carissimi coristi e musicisti, oggi celebrate il vostro giubileo e ringraziate il Signore per avervi concesso il dono e la grazia di servirlo offrendo le vostre voci e i vostri talenti per la sua gloria e per l’edificazione spirituale dei fratelli (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 120). Il vostro compito è quello di coinvolgerli nella lode a Dio e di renderli maggiormente partecipi dell’azione liturgica attraverso il canto. Oggi esprimete appieno il vostro “iubilum”, la vostra esultanza, che nasce dal cuore inondato dalla gioia della grazia.

Le grandi civiltà ci hanno fatto dono della musica affinché possiamo dire ciò che portiamo nel profondo del nostro cuore e che non sempre le parole possono esprimere. Tutto l’insieme dei sentimenti e delle emozioni che nascono nel nostro intimo da un rapporto vivo con la realtà possono trovare voce nella musica. Il canto, in modo particolare, rappresenta un’espressione naturale e completa dell’essere umano: la mente, i sentimenti, il corpo e l’anima qui si uniscono insieme per comunicare le cose grandi della vita. Come ci ricorda Sant’Agostino: “Cantare amantis est” (cfr Sermo 336,1), ossia, “il canto è proprio di chi ama”: colui che canta esprime l’amore, ma anche il dolore, la tenerezza e il desiderio che albergano nel suo cuore e, nello stesso tempo, ama colui a cui rivolge il suo canto (cfr Enarrationes in Psalmos, 72,1).

Per il Popolo di Dio il canto esprime l’invocazione e la lode, è il “cantico nuovo” che Cristo Risorto innalza al Padre, rendendone partecipi tutti i battezzati, come un unico corpo animato dalla Vita nuova dello Spirito. In Cristo diveniamo cantori della grazia, figli della Chiesa che trovano nel Risorto la causa della loro lode. La musica liturgica diviene così uno strumento preziosissimo mediante il quale svolgiamo il servizio di lode a Dio ed esprimiamo la gioia della Vita nuova in Cristo.

Sant’Agostino ci esorta, ancora, a camminare cantando, come viandanti affaticati, che trovano nel canto un anticipo della gioia che proveranno quando raggiungeranno la loro meta. «Canta ma cammina […] avanza nel bene» (Sermo 256, 3). Far parte di un coro significa, quindi, avanzare insieme prendendo per mano i fratelli, aiutandoli a camminare con noi e cantando con loro la lode di Dio, consolandoli nelle sofferenze, esortandoli quando sembrano cedere alla stanchezza, dando loro entusiasmo quando la fatica sembra prevalere. Cantare ci ricorda che siamo Chiesa in cammino, autentica realtà sinodale, capace di condividere con tutti la vocazione alla lode e alla gioia, in un pellegrinaggio d’amore e di speranza.

Anche Sant’Ignazio di Antiochia usa parole toccanti mettendo in relazione il canto del coro con l’unità della Chiesa: «Dalla vostra unità e dal vostro amore concorde si canta a Gesù Cristo. E ciascuno diventi un coro, affinché nell’armonia del vostro accordo prendendo nell’unità il tono di Dio, cantiate a una sola voce per Gesù Cristo al Padre, perché vi ascolti e vi riconosca per le buone opere» (S. Ignazio di Antiochia, Agli Efesini, IV). Infatti, le voci diverse di un coro si armonizzano tra loro dando vita ad un’unica lode, simbolo luminoso della Chiesa, che nell’amore unisce tutti in un’unica soave melodia.

Voi appartenete a cori che svolgono la loro attività soprattutto nel servizio liturgico. Il vostro è un vero ministero che esige preparazione, fedeltà, reciproca intesa e, soprattutto, una vita spirituale profonda, che, se voi cantando pregate, aiutate tutti a pregare. È un ministero che richiede disciplina e spirito di servizio, soprattutto quando bisogna preparare una liturgia solenne o qualche evento importante per le vostre comunità. Il coro è una piccola famiglia di persone diverse unite dall’amore per la musica e dal servizio offerto. Ricordate, però, che la comunità è la vostra grande famiglia: non le state davanti, ma ne siete parte, impegnati a rendetela più unita ispirandola e coinvolgendola. Come in tutte le famiglie, possono sorgere tensioni o piccole incomprensioni, cose normali quando si lavora insieme e si fatica per raggiungere un risultato. Possiamo dire che il coro è un po’ un simbolo della Chiesa che, protesa verso la sua meta, cammina nella storia lodando Dio. Anche se a volte questo cammino è irto di difficoltà e di prove, e ai momenti gioiosi se ne alternano altri più faticosi, il canto rende più leggero il viaggio e reca sollievo e consolazione.

Impegnatevi, dunque, nel trasformare sempre più i vostri cori in un prodigio di armonia e di bellezza, siate sempre più immagine luminosa della Chiesa che loda il suo Signore. Studiate attentamente il Magistero, che indica nei documenti conciliari le norme per svolgere al meglio il vostro servizio. Soprattutto, siate capaci di rendere sempre partecipe il popolo di Dio, senza cedere alla tentazione dell’esibizione che esclude la partecipazione attiva al canto di tutta l’assemblea liturgica. Siate, in questo, segno eloquente della preghiera della Chiesa, che attraverso la bellezza della musica esprime il suo amore a Dio. Vigilate affinché la vostra vita spirituale sia sempre all’altezza del servizio che svolgete, così che esso possa esprimere autenticamente la grazia della Liturgia.

Vi pongo tutti sotto la protezione di Santa Cecilia, la vergine e martire che qui a Roma con la sua vita ha innalzato il canto d’amore più bello, dandosi tutta a Cristo e offrendo alla Chiesa la sua luminosa testimonianza di fede e di amore. Procediamo cantando e facciamo nostro, ancora una volta, l’invito del Salmo responsoriale dell’odierna liturgia: “Andiamo con gioia alla casa del Signore”.

Al termine della Celebrazione Eucaristica nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, in occasione del Giubileo dei Cori e delle Corali, il Santo Padre Leone XIV, prima di recitare la preghiera dell’Angelus, ha pronunciato le parole che pubblichiamo di seguito:

Cari fratelli e sorelle!

Prima di elevare insieme la preghiera dell’Angelus, desidero salutare tutti voi che avete partecipato a questa celebrazione giubilare, specialmente le Corali e i Cori venuti da ogni parte del mondo. Grazie della vostra presenza! E il Signore benedica il vostro servizio!

Estendo il mio saluto a tutti gli altri pellegrini, in particolare alle ACLI della Diocesi di Teramo-Atri e ai fedeli provenienti da alcune Diocesi dell’Ucraina: portate in patria l’abbraccio e la preghiera di questa Piazza!

Ho appreso con immensa tristezza le notizie dei rapimenti di sacerdoti, fedeli e studenti nella Nigeria e nel Camerun. Sento forte il dolore soprattutto per i tanti ragazzi e ragazze sequestrati e per le loro famiglie angosciate. Rivolgo un accorato appello affinché vengano subito liberati gli ostaggi ed esorto le Autorità competenti a prendere decisioni adeguate e tempestive per assicurarne il rilascio. Preghiamo per questi nostri fratelli e sorelle, e perché sempre e ovunque le chiese e le scuole restino luoghi di sicurezza e di speranza.

Oggi, nelle Diocesi di tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale della Gioventù. Benedico e abbraccio spiritualmente quanti prendono parte alle diverse celebrazioni e iniziative. Nella festa di Cristo Re, prego perché ogni giovane scopra la bellezza e la gioia di seguire Lui, il Signore, e di dedicarsi al suo Regno di amore, di giustizia e di pace!

È ormai vicino il Viaggio apostolico che compirò in Turchia e in Libano. In Turchia sarà celebrato il 1700° anniversario del Concilio di Nicea. Per questo, oggi viene pubblicata la Lettera apostolica In unitate fidei, che commemora tale storico evento.

Ora ci rivolgiamo alla Vergine Maria, affidando alla sua materna intercessione tutte queste intenzioni e la nostra preghiera per la pace.

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