Il Papa prega per studenti e insegnanti, per il loro lavoro, perché il Signore continui a dare coraggio e successo.

Papa Francesco ha celebrato e presieduto la Messa a Casa Santa Marta  nel mercoledì della quinta settimana di Pasqua e nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria della Madonna di Fatima. Nell’introduzione, ha pregato così- Preghiamo oggi per gli studenti, i ragazzi che studiano, e gli insegnanti che devono trovare nuove modalità per andare avanti nell’insegnamento: che il Signore li aiuti in questo cammino, dia loro coraggio e anche un bel successo. Il Papa ha poi letto l’Antifona del giorno- Della tua lode sia piena la mia bocca, perché io possa cantare; esulteranno, a te cantando, le mie labbra. Alleluia. (Sal 70, 8.23).Nell’omelia il Santo Padre ha commentato il Vangelo secondo Giovanni, Gv 15, 1-8.

Di seguito la trascrizione del testo dell’Omelia

Il Signore torna sul rimanere in Lui, e ci dice-La vita cristiana è rimanere in me – Rimanere. E usa qui l’immagine della vite, come i tralci rimangono nella vite. E questo rimanere non è un rimanere passivo, un addormentarsi nel Signore- questo sarebbe forse un sonno beatifico, ma non è questo. Questo rimanere è un rimanere attivo, e anche è un rimanere reciproco. Perché? Perché Lui dice -Rimanete in me e io in voi-  Anche Lui rimane in noi, non solo noi in Lui. È un rimanere reciproco. In un’altra parte dice- Io e il Padre verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui- Questo è un mistero, ma un mistero di vita, un mistero bellissimo. Questo rimanere reciproco. Anche con l’esempio dei tralci, è vero, i tralci senza la vite non possono fare nulla perché non arriva la linfa, hanno bisogno della linfa per crescere e per dar frutto. Ma anche l’albero, la vite ha bisogno dei tralci, perché i frutti non vengono attaccati all’albero, alla vite. È un bisogno reciproco, è un rimanere reciproco per dar frutto. E questa è la vita cristiana: è vero, la vita cristiana è compiere i comandamenti , questo si deve fare. La vita cristiana è andare sulla strada delle beatitudini, questo si deve fare. La vita cristiana è portare avanti le opere di misericordia, come il Signore ci insegna nel Vangelo e, questo si deve fare. Ma anche di più, è questo rimanere reciproco. Noi senza Gesù non possiamo fare nulla, come i tralci senza la vite. E Lui – mi permetta il Signore di dirlo – senza di noi sembra che non possa fare nulla, perché il frutto lo dà il tralcio, non l’albero, la vite. In questa comunità, in questa intimità di- rimanere fecondo- il Padre e Gesù rimangono in me e io rimango in Loro. Qual è – mi viene in mente di dire – il bisogno che l’albero della vite ha per dei tralci? È avere dei frutti. Qual è il bisogno – diciamo così, un po’ con audacia – qual è il bisogno che ha Gesù di noi? La testimonianza. Quando nel Vangelo dice che noi siamo luce, dice -Siate luce, perché gli uomini «vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro -cioè la testimonianza è la necessità che ha Gesù di noi. Dare testimonianza del suo nome, perché la fede, il Vangelo cresce per testimonianza. Questo è un modo misterioso: Gesù glorificato in cielo, dopo aver passato la Passione, ha bisogno della nostra testimonianza per far crescere, per annunciare, perché la Chiesa cresca. E questo è il misero reciproco del rimanere. Lui, il Padre e lo Spirito rimangono in noi, e noi rimaniamo in Gesù. Ci farà bene pensare e riflettere su questo: rimanere in Gesù; e Gesù rimane in noi. Rimanere in Gesù per avere la linfa, la forza, per avere la giustificazione, la gratuità, per avere la fecondità. E Lui rimane in noi per darci la forza del portare frutto, per darci la forza della testimonianza con la quale cresce la Chiesa. E una domanda, mi faccio: come è il rapporto tra Gesù che rimane in me e io che rimango in Lui? È un rapporto di intimità, un rapporto mistico, un rapporto senza parole -Ma Padre, ma questo, che lo facciano i mistici! – No, questo è per tutti noi. Con piccoli pensieri: -Signore, io so che Tu ci sei, dammi la forza e io farò quello che tu mi dirai-  Quel dialogo di intimità con il Signore. Il Signore è presente, il Signore è presente in noi, il Padre è presente in noi, lo Spirito è presente in noi; rimangono in noi. Ma io devo rimanere in Loro. Che il Signore ci aiuti a capire, a sentire questa mistica del rimanere su cui Gesù insiste tanto, tanto, tanto. Tante volte noi, quando parliamo della vite e dei tralci, ci fermiamo alla figura, al mestiere dell’agricoltore, del Padre, che quello il tralcio che porta frutto lo taglia, cioè lo pota, e quello che non lo porta lo taglia e lo porta via. È vero, fa questo, ma non è tutto, no. C’è dell’altro. Questo è l’aiuto, le prove, le difficoltà della vita, anche le correzioni che ci fa il Signore. Ma non fermiamoci qui. Tra la vite e i tralci c’è questo rimanere intimo. I tralci, noi, abbiamo bisogno della linfa, e la vite ha bisogno dei frutti, della testimonianza.

Il Papa ha invitato a fare la Comunione spirituale con questa preghiera: Gesù mio, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e Ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverTi sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io Ti abbraccio e tutto mi unisco a Te. Non permettere che mi abbia mai a separare da Te.

Papa Francesco ha terminato la celebrazione con l’Adorazione e la Benedizione eucaristica. Infine, in occasione della ricorrenza della prima apparizione a Fatima sono state cantate due strofe dell’Ave Maria di Fatima.

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