Il Papa all’Angelus: Compassione, è fiducia nell’amore provvidente del Padre e significa coraggiosa condivisione.

Il Santo Padre Francesco alle ore 12 di oggi,si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. Un passaggio delle parole del Papa in riferimento al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci fatto da Gesù nel Vangelo di oggi: “E quei pani e quei pesci non finiscono, bastano e avanzano per migliaia di persone. Con questo gesto Gesù manifesta la sua potenza, non però in modo spettacolare, ma come segno della carità, della generosità di Dio Padre verso i suoi figli stanchi e bisognosi. Egli è immerso nella vita del suo popolo, ne comprende le stanchezze, ne comprende i limiti, ma non lascia che nessuno si perda o venga meno: nutre con la sua Parola e dona cibo abbondante per il sostentamento. In questo racconto evangelico si percepisce anche il riferimento all’Eucaristia, soprattutto là dove descrive la benedizione, la frazione del pane, la consegna ai discepoli, la distribuzione alla gente (v. 19). E va notato come sia stretto il legame tra il pane eucaristico, nutrimento per la vita eterna, e il pane quotidiano, necessario per la vita terrena. Prima di offrire sé stesso al Padre come Pane di salvezza, Gesù si cura del cibo per coloro che lo seguono e che, pur di stare con Lui, hanno dimenticato di fare provviste”.

Queste le parole del Papa nell’introdurre l’Angelus:

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Il Vangelo di questa domenica ci presenta il prodigio della moltiplicazione dei pani (cfr Mt 14,13-21). La scena si svolge in un luogo deserto, dove Gesù si era ritirato con i suoi discepoli. Ma la gente lo raggiunge per ascoltarlo e farsi guarire: infatti le sue parole e i suoi gesti risanano e danno speranza. Al calar del sole, le folle sono ancora lì, e i discepoli, uomini pratici, invitano Gesù a congedarle perché possano andare a procurarsi da mangiare. Ma Lui risponde: «Voi stessi date loro da mangiare» (v. 16). Immaginiamo le facce dei discepoli! Gesù sa bene quello che sta per fare, ma vuole cambiare il loro atteggiamento: non dire “congedali, che si arrangino, che trovino loro da mangiare”, no, ma “che cosa ci offre la Provvidenza da condividere?”. Due atteggiamenti contrari. E Gesù vuole portarli al secondo atteggiamento, perché la prima proposta è la proposta di un uomo pratico, ma non generosa: “congedali, che vadano a trovare, che si arrangino”. Gesù pensa in un altro modo. Gesù, attraverso questa situazione, vuole educare i suoi amici di ieri e di oggi alla logica di Dio. E qual è la logica di Dio che vediamo qui? La logica del farsi carico dell’altro. La logica di non lavarsene le mani, la logica di non guardare da un’altra parte. La logica di farsi carico dell’altro. Il “che si arrangino” non entra nel vocabolario cristiano. Non appena uno dei Dodici dice, con realismo: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!», Gesù risponde: «Portatemeli qui» (vv. 17-18). Prende quel cibo tra le sue mani, alza gli occhi al cielo, recita la benedizione e comincia a spezzare e a dare le porzioni ai discepoli da distribuire. E quei pani e quei pesci non finiscono, bastano e avanzano per migliaia di persone. Con questo gesto Gesù manifesta la sua potenza, non però in modo spettacolare, ma come segno della carità, della generosità di Dio Padre verso i suoi figli stanchi e bisognosi. Egli è immerso nella vita del suo popolo, ne comprende le stanchezze, ne comprende i limiti, ma non lascia che nessuno si perda o venga meno: nutre con la sua Parola e dona cibo abbondante per il sostentamento.

Dopo l’Angelus

Cari fratelli e sorelle, penso al popolo del Nicaragua che soffre per l’attentato alla Cattedrale di Managua, dove è stata molto danneggiata – quasi distrutta – l’immagine tanto venerata di Cristo, che ha accompagnato e sostenuto durante i secoli la vita del popolo fedele. Cari fratelli nicaraguensi, vi sono vicino e prego per voi. Da ieri e fino alla mezzanotte di oggi ricorre il “Perdono di Assisi”, il dono spirituale che San Francesco ottenne da Dio per intercessione della Vergine Maria. Si tratta di un’indulgenza plenaria che si può ricevere accostandosi ai Sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia e visitando una chiesa parrocchiale o francescana, recitando il Credo, il Padre nostro e pregando per il Papa e le sue intenzioni. L’indulgenza può essere anche destinata a una persona defunta. Com’è importante rimettere al centro sempre il perdono di Dio, che “genera paradiso” in noi e intorno a noi, questo perdono che viene dal cuore di Dio che è misericordioso! Saluto con affetto voi qui presenti, romani – tanti! – e pellegrini: vedo gli alpini di Palosco lì, li saluto! Anche tanti brasiliani lì, con le bandiere. Saluto tutti, anche i devoti all’Immacolata, sempre  presenti.E allargando il pensiero a tutti quanti sono collegati, auguro che in questo periodo molti possano vivere qualche giorno di riposo e di contatto con la natura, in cui ricaricare anche la dimensione spirituale. Nello stesso tempo auspico che, con l’impegno convergente di tutti i responsabili politici ed economici, si rilanci il lavoro: senza lavoro le famiglie e la società non possono andare avanti. Preghiamo per questo è e sarà un problema della post-pandemia: la povertà, la mancanza di lavoro. E ci vuole tanta solidarietà e tanta creatività per risolvere questo problema.A tutti auguro una buona domenica. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!

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