Ad Hosh-al-Bieaa (Iraq) Il Papa per la preghiera di suffragio per le vittime della guerra.

Alle ore 10.10 locali (8.10 ora di Roma), il Santo Padre Francesco è arrivato ad Hosh-al-Bieaa, piazza delle quattro chiese (siro-cattolica, armeno-ortodossa, siro-ortodossa e caldea) distrutte tra il 2014 e il 2017 dagli attacchi terroristici, per la preghiera di suffragio per le vittime della guerra. Al Suo arrivo, il Papa è stato accolto dall’Arcivescovo di Mosul e Aqra dei Caldei, S.E. Mons. Najeeb Michaeel, O.P., insieme al quale ha raggiunto il centro di Hosh-al-Bieaa.Dopo il saluto introduttivo dell’Arcivescovo e le testimonianze di un sacerdote e di un sunnita, il Santo Padre ha rivolto il Suo saluto ai presenti e recitato una preghiera in suffragio delle vittime della guerra.Al termine del momento di preghiera, dopo l’inaugurazione della lapide commemorativa della visita seguita dal lancio di una colomba bianca e la benedizione finale, il Santo Padre ha salutato alcune personalità religiose e civili. Prima di lasciare Mosul, Papa Francesco ha vistato le rovine intorno ad Hosh-al-Bieaa, e ha sostato in preghiera davanti alle rovine della Chiesa siro-cattolica. Quindi si trasferito in auto nell’area di decollo e, dopo essersi congedato dall’Arcivescovo di Mosul e Aqra dei Caldei e dal Governatore di Mosul, a bordo di un elicottero si è recato a Qaraqosh. Pubblichiamo di seguito il saluto e la preghiera che Papa Francesco ha pronunciato a Hosh-al-Bieaa:

Cari fratelli e sorelle, cari amici! Ringrazio l’Arcivescovo Najeeb Michaeel per le sue parole di benvenuto e sono particolarmente grato a Padre Raid Kallo e al Sig. Gutayba Aagha per le loro toccanti testimonianze.Grazie tante, Padre Raid. Lei ci ha raccontato dello sfollamento forzato di molte famiglie cristiane dalle loro case. Il tragico ridursi dei discepoli di Cristo, qui e in tutto il Medio Oriente, è un danno incalcolabile non solo per le persone e le comunità interessate, ma per la stessa società che si lasciano alle spalle. In effetti, un tessuto culturale e religioso così ricco di diversità è indebolito dalla perdita di uno qualsiasi dei suoi membri, per quanto piccolo. Come in uno dei vostri tappeti artistici, un piccolo filo strappato può danneggiare l’insieme. Lei, Padre, ha parlato dell’esperienza fraterna che vive con i musulmani, dopo essere ritornato a Mosul. Lei ha trovato accoglienza, rispetto, collaborazione. Grazie, Padre, per aver condiviso questi segni che lo Spirito fa fiorire nel deserto e per averci indicato che è possibile sperare nella riconciliazione e in una nuova vita.Signor Aagha, Lei ci ha ricordato che la vera identità di questa città è quella della convivenza armoniosa tra persone di origini e culture diverse. Per questo, accolgo con grande favore il Suo invito alla comunità cristiana a tornare a Mosul e ad assumere il ruolo vitale che le è proprio nel processo di risanamento e di rinnovamento.

Oggi, tutti eleviamo le nostre voci in preghiera a Dio Onnipotente per tutte le vittime della guerra e dei conflitti armati. Qui a Mosul le tragiche conseguenze della guerra e delle ostilità sono fin troppo evidenti. Com’è crudele che questo Paese, culla di civiltà, sia stato colpito da una tempesta così disumana, con antichi luoghi di culto distrutti e migliaia e migliaia di persone – musulmani, cristiani, gli yazidi, che sono stati annientati crudelmente dal terrorismo, e altri – sfollati con la forza o uccisi!Oggi, malgrado tutto, riaffermiamo la nostra convinzione che la fraternità è più forte del fratricidio, che la speranza è più forte della morte, che la pace è più forte della guerra. Questa convinzione parla con voce più eloquente di quella dell’odio e della violenza; e mai potrà essere soffocata nel sangue versato da coloro che pervertono il nome di Dio percorrendo strade di distruzione.

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