Il Papa: Le opere di misericordia sono la banca più sicura e redditizia dove affidare il tesoro della nostra esistenza

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Il dono di Dio che siamo non è fatto per esaurirsi così. Ha bisogno di spazio, di libertà, di relazione, per realizzarsi ed esprimersi: ha bisogno dell’amore, che solo trasforma e nobilita ogni aspetto della nostra esistenza, rendendoci sempre più simili a Dio. Non a caso Gesù pronuncia queste parole mentre è in cammino verso Gerusalemme, dove sulla croce offrirà sé stesso per la nostra salvezza.

Le opere di misericordia sono la banca più sicura e redditizia dove affidare il tesoro della nostra esistenza, perché lì, come ci insegna il Vangelo, con “due spiccioli” anche una povera vedova diventa la persona più ricca del mondo (cfr Mc 12,41-44).

Alle ore 12 di oggi, XIX Domenica del Tempo Ordinario, Papa Leone XIV si è affacciato alla finestra dello studio, nel Palazzo Apostolico Vaticano, per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Pubblichiamo di seguito le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

Cari fratelli e sorelle, buona domenica!

Oggi nel Vangelo Gesù ci invita a riflettere su come investire il tesoro della nostra vita (cfr Lc 12,32-48). Dice: «Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina» (v. 33).

Ci esorta, cioè, a non tenere per noi i doni che Dio ci ha fatto, ma a impiegarli con generosità per il bene degli altri, specialmente di chi ha più bisogno del nostro aiuto. Si tratta non solo di condividere le cose materiali di cui disponiamo, ma di mettere in gioco le nostre capacità, il nostro tempo, il nostro affetto, la nostra presenza, la nostra empatia. Insomma, tutto ciò che fa di ciascuno di noi, nei disegni di Dio, un bene unico, senza prezzo, un capitale vivo, pulsante, che per crescere chiede di essere coltivato e investito, altrimenti si inaridisce e si svaluta. Oppure finisce perduto, in balìa di chi, come un ladro, se ne appropria per farne semplicemente un oggetto di consumo.

Il dono di Dio che siamo non è fatto per esaurirsi così. Ha bisogno di spazio, di libertà, di relazione, per realizzarsi ed esprimersi: ha bisogno dell’amore, che solo trasforma e nobilita ogni aspetto della nostra esistenza, rendendoci sempre più simili a Dio. Non a caso Gesù pronuncia queste parole mentre è in cammino verso Gerusalemme, dove sulla croce offrirà sé stesso per la nostra salvezza.

Le opere di misericordia sono la banca più sicura e redditizia dove affidare il tesoro della nostra esistenza, perché lì, come ci insegna il Vangelo, con “due spiccioli” anche una povera vedova diventa la persona più ricca del mondo (cfr Mc 12,41-44).

Sant’Agostino, in proposito, dice: «Uno sarebbe già contento se da una libbra di bronzo ne ricavasse una d’argento, o da una d’argento una d’oro; ma da quello che si dà si riceve qualcosa di realmente diverso, non oro o argento, ma la vita eterna» (Sermo 390, 2). E spiega perché: «Sarà mutata la cosa data perché sarà mutato colui che dà» (ibid).

E per capire cosa vuol dire, possiamo pensare a una mamma che stringe a sé i suoi bambini: non è la persona più bella e più ricca del mondo? Oppure a due fidanzati, quando sono insieme: non si sentono un re e una regina? E potremmo fare tanti altri esempi.

Perciò, in famiglia, in parrocchia, a scuola e nei luoghi di lavoro, ovunque siamo, cerchiamo di non perdere nessuna occasione per amare. Questa è la vigilanza che ci chiede Gesù: abituarci ad essere attenti, pronti, sensibili gli uni verso gli altri come Lui lo è con noi in ogni istante.

Sorelle e fratelli, affidiamo a Maria questo desiderio e questo impegno: ci aiuti Lei, la Stella del mattino, ad essere, in un mondo segnato da tante divisioni, “sentinelle” di misericordia e di pace, come ci ha insegnato San Giovanni Paolo II (cfr Veglia di Preghiera per la XV Giornata Mondiale della Gioventù, 19 agosto 2000) e come ci hanno mostrato in modo così bello i giovani venuti a Roma per il Giubileo.

Dopo l’Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

continuiamo a pregare perché si ponga fine alle guerre. L’80° anniversario dei bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki ha risvegliato in tutto il mondo il doveroso rifiuto della guerra come via per la risoluzione dei conflitti. Quanti prendono le decisioni tengano sempre presenti le loro responsabilità per le conseguenze delle loro scelte sulle popolazioni. Non ignorino le necessità dei più deboli e il desiderio universale di pace.

In questo senso, mi congratulo con l’Armenia e l’Azerbaigian, che hanno raggiunto la firma della Dichiarazione congiunta di pace. Auspico che questo evento possa contribuire a una pace stabile e duratura nel Caucaso meridionale.

Invece la situazione della popolazione di Haiti è sempre più disperata. Si susseguono notizie di omicidi, violenze di ogni genere, tratta di esseri umani, esili forzati e sequestri. Rivolgo un accorato appello a tutti i responsabili affinché gli ostaggi siano liberati immediatamente, e chiedo il sostegno concreto della comunità internazionale per creare le condizioni sociali e istituzionali che permettano agli haitiani di vivere in pace.

Saluto tutti voi, fedeli di Roma e pellegrini di vari Paesi, in particolare quelli di Woodstock, Georgia, negli Stati Uniti, e quelli della diocesi di Down and Connor in Irlanda.

Saluto i membri di Operazione Mato Grosso, da diverse città italiane; e i gruppi parrocchiali di Stezzano, Medole e Villastellone.

Grazie a tutti voi per la vostra presenza e la vostra preghiera. Buona domenica!

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