Don Tonino Bello Venerabile

Scriveva Don Tonino Bello «Che cosa significa che Gesù Cristo è Re e Signore?

Significa affermare la regalità e la signoria dell’uomo. Significa rifiutare gli idoli del potere, le suggestioni del denaro, il fascino delle ideologie.

Significa andare contro corrente in un mondo che ogni tanto si popola di nuove divinità e obbliga a prostituirsi davanti ad esse.

Significa combattere i soprusi dei più forti, le violenze degli arroganti, le assolutizzazioni delle strutture.

Significa contestare la logica della sopraffazione e dell’asservimento dell’uomo all’uomo.

Significa impedire che i criteri dell’efficienza siano il metro per misurare i fratelli.

Significa impegnarsi perché la paura, la solitudine, la disoccupazione, l’odio, la tortura, la strage, l’emarginazione dei deboli, la squalifica degli umili riducano sempre più nel mondo lo spazio della loro presenza deleteria.

Significa affermare la precarietà dell’angoscia, la provvisorietà del dolore, la labilità della malattia, la caducità della morte.

Significa proclamare che la nostra storia, personale e comunitaria, ha un senso, non è inutile, non è disarticolata, si muove verso un traguardo, ha una sua traiettoria, è, in una parola, un frammento di Storia della Salvezza.

Questo è il lieto messaggio che il Signore mi ha comandato di annunciarvi oggi».

In queste righe predicate con la passione che lo animava, c’è la storia di ogni uomo, di ogni fratello. La notizia che a Don Tonino Bello Vescovo sono state riconosciute le virtù eroiche e potrà dunque essere venerato non crea stupore, basta leggere i suoi scritti, ascoltare le sue omelie per capire di quale fuoco fosse acceso: il fuoco Santo dello Spirito. «Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità… Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente» scrive Papa Francesco. Don Tonino Bello diventa dunque Venerabile il primo passo del viaggio verso la beatificazione. Il Papa ha autorizzato il decreto che riconosce le virtù eroiche del Vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, nato il 18 marzo 1935 ad Alessano e morto il 20 aprile 1993 a Molfetta. Antonio Bello rimarrà sempre, anche quando sarà Vescovo,” don Tonino. Figlio di un maresciallo dei carabinieri e di una donna semplice e di grande Fede, trascorre l’infanzia in un paese ad economia agricola ed impoverito dall’emigrazione. Ragazzino sveglio, finite le elementari, è mandato, per poter continuare gli studi, in seminario, prima ad Ugento poi a Molfetta. Frequenterà l’ONARMO (opera nazionale assistenza religiosa e morale degli operai).L’8 dicembre 1957 è ordinato Sacerdote e dopo un anno sarà nominato maestro dei piccoli seminaristi. Nei successivi 18 anni sarà capace di mediare tra severità del metodo ed esigenze giovanili. Lavorerà per la diocesi come redattore di “Vita Nostra”.In una pagina del diario del1962 dirà di sé:”(…)Dio mio, purificami da queste scorie in cui naviga l’ anima mia, fammi più coerente, più costante. Annulla queste misture nauseanti di cui sono composto, perché ti piaccia in tutto, o mio Dio”.Alla fine degli anni ’70 è nominato parroco di Tricase: l’esperienza in parrocchia gli fa toccare con mano l’urgenza dei poveri, dei disadattati, degli ultimi.Nel 1982 viene nominato Vescovo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi e nel 85, presidente di “Pax Christi”.Comunione, evangelizzazione e scelta degli ultimi sono i perni su cui svilupperà la sua idea di Chiesa (la “Chiesa del Grembiule”) Lo troviamo così assieme agli operai delle acciaierie di Giovinazzo in lotta per il lavoro, insieme ai pacifisti nella marcia a Comiso contro l’installazione dei missili, insieme agli sfrattati che ospiterà in episcopio (“Io non risolvo il problema degli sfrattati ospitando famiglie in vescovado. Non spetta a me farlo, spetta alle istituzioni: però io ho posto un segno di condivisione che alla gente deve indicare traiettorie nuove(…),insinuare qualche scrupolo come un sassolino nella scarpa.).Rinuncia ai “segni di potere” e sceglie il “Potere dei Segni”: nascono così la Casa della Pace, la comunità  per i tossicodipendenti Apulia, un centro di accoglienza per immigrati dove volle anche una piccola moschea per i fratelli Musulmani.L’inevitabile scontro con gli  uomini politici si fa durissimo quando diventa presidente di Pax Christi: la battaglia contro l’installazione degli F16 a Crotone, degli Jupiter a Gioia del Colle, le campagne per il disarmo, per l’obbiezione fiscale alle spese militari, segneranno momenti difficili della vita pubblica italiana. Dopo gli interventi sulla guerra del Golfo venne addirittura accusato di incitare alla diserzione. Eppure c’è stata sempre una limpida coerenza nelle sue scelte di uomo, di cristiano, di sacerdote, di vescovo. E’ stato così coerente da creare imbarazzo perfino in certi ambienti, compresi quelli curiali: sapeva di essere diventato un vescovo scomodo.Ma la fedeltà al Vangelo è stata più forte delle lusinghe dei benpensanti e delle pressioni di chi avrebbe voluto normalizzarlo. Il 20 aprile 1993, consumato da un cancro, muore senza angoscia e con grande serenità.  

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