Roma Imprenditore arrestato per turbativa in una gara milionaria di Consip

Un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del locale Tribunale nei confronti di A.I (classe 1978), indagato per i reati di turbativa d’asta e inadempimento di contratti di pubbliche forniture è stata eseguita dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma questa mattina, su delega della Procura della Repubblica capitolina. Una turbativa in un lotto della gara bandita da Consip per la fornitura di 24 milioni di mascherine chirurgiche dal valore di 15,8 milioni di euro. È quanto hanno scoperto le Fiamme Gialle di Roma, sotto il coordinamento della Procura capitolina, nell’ambito di un’indagine sulla gara Consip per l’acquisto e la fornitura di dispositivi di protezione individuale e di apparecchiature sanitarie per un valore complessivo di 258 milioni. Le attività investigative, condotte dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma, sono partite in seguito a una denuncia presentata da Consip alla Procura della Repubblica di Roma.In particolare, il lotto 6 della gara, dell’importo di circa 15,8 milioni di euro, relativo alla fornitura di oltre 24 milioni di mascherine chirurgiche, era stato aggiudicato alla B- S.R.L, la quale si impegnava, tra l’altro, alla consegna dei primi 3 milioni di mascherine entro 3 giorni dall’ordine. Tale situazione comportava l’esclusione di B. dalla procedura e l’annullamento in autotutela da parte di CONSIP della intervenuta aggiudicazione. L’indagine – definita dal G.I.P. «tempestiva rapida ed efficace» – ha consentito di dare pieno riscontro dei fatti denunciati e fornire ulteriori elementi idonei a rinforzare il quadro accusatorio, grazie anche alle intercettazioni telefoniche disposte d’urgenza dal PM e poi convalidate dal GIP. In particolare, è stato ricostruito come I., essendo gravato da precedenti sia giudiziari (seppure non ancora definitivi) che di polizia, che avrebbero potuto inficiare la partecipazione alla gara, abbia cercato di dissimulare la riconducibilità a sé della B. – pur rimanendone l’esclusivo dominus – nominando come amministratore, in concomitanza con la pubblicazione del bando, un mero “prestanome” scevro da precedenti, V.S. (classe 1980), cui ha poi “ceduto” l’intero capitale sociale al prezzo di € 100.000, da corrispondere però tra due anni. Inoltre, le risultanze acquisite hanno dimostrato come la B., che ha un oggetto sociale del tutto estraneo al settore merceologico relativo alla gara (“coltivazione di fondi, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse”), fosse una “scatola vuota” destrutturata, caratterizzata da un vero e proprio stato di inoperatività, sintomatica della originaria e assoluta inidoneità della stessa, per totale assenza di dipendenti, strutture, mezzi e capitali, a far fronte alle obbligazioni nascenti da un contratto come quello originariamente aggiudicato. Nonostante la palese incapacità operativa e finanziaria della B., I. ha partecipato all’appalto, accettando il rischio di non essere in grado di adempiere alla fornitura di milioni di mascherine nei tempi brevissimi dettati dallo stato emergenziale in atto, chiaramente indicati nel bando di gara: «una puntata d’azzardo – come evidenzia il G.I.P. nell’ordinanza – giocata sulla salute pubblica e su quella individuale di chi attendeva, e attende, le mascherine, che bene rende la capacità a delinquere del soggetto». Sebbene il tentativo non sia andato a buon fine, I. si è immediatamente riorganizzato per provare ad aggiudicarsi un altro appalto pubblico, questa volta relativo alla fornitura di guanti, occhiali protettivi, tute di protezione, camici e soluzioni igienizzanti, per un valore complessivo di oltre € 73 milioni di euro, utilizzando altro soggetto giuridico, essendo la B. ormai “bruciata”. La nuova società – D.E. S.r.l. – presentava, però, una inesistente capacità economica pressoché sovrapponibile a quella della B.; in aggiunta, un socio e membro del consiglio di amministrazione risultava gravato da precedenti penali. Anche in questo caso, all’esito dei controlli, CONSIP S.p.A. ha rilevato l’incompatibilità con i requisiti di partecipazione richiesti ed escludeva l’operatore economico dalla procedura. Le investigazioni hanno consentito di accertare come I., nonostante tale provvedimento, si stesse adoperando per far figurare l’uscita dalla compagine sociale della persona gravata da precedenti in una data antecedente all’indizione della gara, sì da poter ricorrere alla giustizia amministrativa e rientrare in corsa per l’aggiudicazione dell’appalto. Sfruttando la possibilità di depositare presso la Camera di Commercio l’atto di passaggio delle quote entro 30 giorni dalla sottoscrizione, si stava organizzando per predisporre, ora per allora, una retrocessione della partecipazione, sostenendo che sarebbe avvenuta «senza passaggio di denaro, altrimenti avremmo l’obbligo di far vedere anche il transito di denaro», per tornare formalmente in bonis. L’indagine dimostra l’impegno quotidianamente profuso dalla Procura della Repubblica di Roma e della Guardia di Finanza per la tutela della salute e sicurezza pubblica, anche nel contrastare tutti i tentativi di illecita strumentalizzazione dell’attuale situazione emergenziale connessa alla diffusione del virus COVID-19.

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