Il Papa: Gesù ci chiede, soprattutto, di prendere posizione. Davanti alle ingiustizie, alle diseguaglianze, dove la dignità umana è calpestata

Gesù è venuto a portare il fuoco: il fuoco dell’amore di Dio sulla terra e il fuoco del desiderio nei nostri cuori. In un certo modo, Gesù ci toglie la pace, se pensiamo la pace come una calma inerte. Questa, però, non è la vera pace. A volte vorremmo essere “lasciati in pace”: che nessuno ci disturbi, che gli altri non esistano più. Non è la pace di Dio. La pace che Gesù porta è come un fuoco e ci chiede molto. Ci chiede, soprattutto, di prendere posizione. Davanti alle ingiustizie, alle diseguaglianze, dove la dignità umana è calpestata, dove ai fragili è tolta la parola: prendere posizione. Sperare è prendere posizione. Sperare è capire nel cuore e mostrare nei fatti che le cose non devono continuare come prima. Anche questo è il fuoco buono del Vangelo.
Alle ore 10.00 di questa mattina, in Piazza San Pietro, ha avuto luogo l’Udienza Giubilare nel corso della quale Papa Leone XIV ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli.
Nella catechesi il Papa ha incentrato la sua meditazione sul tema Sperare è prendere posizione. Dorothy Day.
L’Udienza Giubilare si è conclusa con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.
Catechesi. 9. Sperare è prendere posizione. Dorothy Day
Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!
Per molti di voi essere oggi a Roma è la realizzazione di un grande desiderio. Per chi vive un pellegrinaggio e arriva alla meta è importante ricordare il momento della decisione. Qualcosa, all’inizio, si è mosso dentro di voi, magari grazie alla parola o all’invito di qualcun altro. Così, il Signore stesso vi ha presi per mano: un desiderio e poi una decisione. Senza questo, non sareste qui. È importante ricordarlo.
Ed è importante anche quello che dal Vangelo poco fa abbiamo ascoltato: «A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più». Gesù lo dice ai discepoli più vicini, a quelli che con Lui stavano di più. E anche noi abbiamo ricevuto tanto dal cammino vissuto fin qui, siamo stati con Gesù e con la Chiesa e, anche se la Chiesa è una comunità con i limiti umani, tanto abbiamo ricevuto. Allora, Gesù si aspetta molto da noi. È un segno di fiducia, di amicizia. Si aspetta molto, perché ci conosce e sa che possiamo!
Gesù è venuto a portare il fuoco: il fuoco dell’amore di Dio sulla terra e il fuoco del desiderio nei nostri cuori. In un certo modo, Gesù ci toglie la pace, se pensiamo la pace come una calma inerte. Questa, però, non è la vera pace. A volte vorremmo essere “lasciati in pace”: che nessuno ci disturbi, che gli altri non esistano più. Non è la pace di Dio. La pace che Gesù porta è come un fuoco e ci chiede molto. Ci chiede, soprattutto, di prendere posizione. Davanti alle ingiustizie, alle diseguaglianze, dove la dignità umana è calpestata, dove ai fragili è tolta la parola: prendere posizione. Sperare è prendere posizione. Sperare è capire nel cuore e mostrare nei fatti che le cose non devono continuare come prima. Anche questo è il fuoco buono del Vangelo.
Vorrei ricordare una piccola grande donna americana, Dorothy Day, vissuta nel secolo scorso. Aveva il fuoco dentro. Dorothy Day ha preso posizione. Ha visto che il modello di sviluppo del suo Paese non creava per tutti le stesse opportunità, ha capito che il sogno per troppi era un incubo, che come cristiana doveva coinvolgersi coi lavoratori, coi migranti, con gli scartati da un’economia che uccide. Scriveva e serviva: è importante unire mente, cuore e mani. Questo è prendere posizione. Scriveva come giornalista, cioè pensava e faceva pensare. Scrivere è importante. E anche leggere, oggi più che mai. E poi Dorothy serviva i pasti, dava i vestiti, si vestiva e mangiava come quelli che serviva: univa mente, cuore e mani. In questo modo sperare è prendere posizione.
Dorothy Day ha coinvolto migliaia di persone. Hanno aperto case in tante città, in tanti quartieri: non grandi centri di servizi, ma punti di carità e di giustizia in cui chiamarsi per nome, conoscersi a uno a uno, e trasformare l’indignazione in comunione e in azione. Ecco come sono gli operatori di pace: prendono posizione e ne portano le conseguenze, ma vanno avanti. Sperare è prendere posizione, come Gesù, con Gesù. Il suo fuoco è il nostro fuoco. Che il Giubileo lo ravvivi in noi e in tutta la Chiesa!
Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. In particolare, saluto i pellegrini della Diocesi di Saluzzo e quelli della Diocesi di Como, i partecipanti al Giubileo della Famiglia carismatica Orionina, i ministranti della Diocesi di Salerno-Campagna-Acerno, i fedeli di Monte San Giovanni Campano.
Accolgo con affetto i Cori diocesani e parrocchiali che prendono parte al Giubileo dei Cori e delle Corali. Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio per il prezioso servizio che svolgete nelle vostre comunità; la musica e il canto legati all’ambito liturgico sono una forma di preghiera, un percepire l’attrazione del bello che eleva verso Dio e unisce i cuori nella lode. Santa Cecilia, patrona della musica e del canto, di cui oggi celebriamo la memoria, sostenga il vostro impegno e la vostra missione.
Il mio pensiero va, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. A ciascuno auguro di aderire con rinnovata generosità forza al Vangelo e di tradurlo in coerente testimonianza.
A tutti la mia benedizione!
